Tag Archives: Upper West Side

Stramaledetto ciclo …

2 Feb

No via. Non ci siamo per niente. Oggi superturbolenza emotiva. Sono passata cinquecento volte avanti e indietro tra le lacrime e l’entusiasmo. Se credevo di essere sclerata a casa, qui – perlomeno oggi – mi sembra di essere definitivamente impazzita. Presente quegli sfigati che dondolano su se stessi, solitamente seduti ed un po’ incurvati sulle proprie ginocchia, battendosi con la mano destra sul capo a ritmo costante? Uguale. Altro che ‘parlare a macchinetta’ Erikina, sono un fiume in piena. Il malcapitato di turno che mi si avvicina è costretto a sorbirsi ore e ore di monologhi insensati a ritmi assurdi in cui spazio dal pubblico al privato senza che nessuno, tra l’altro, me l’abbia chiesto. A questo proposito oggi di devo scusare con millemila malcapitati. Eccoli, in ordine di apparizione:

FASE 1 – MANIE DI PERSECUZIONE

Vittima: Mr. Fong, che stamani quando sono uscita di casa RIspalava la neve nel vialetto (che paio di coglioni sta neve, oggi ci pioveva pure sopra, così tutte le strade sono diventate piste di pattinaggio sul ghiaccio – o piscine, a seconda di che scarpe indossi – malidetti loro).

Dopo le vicende dell’affitto  e quelle dei loro figlioletti indemoniati (ve le ho raccontate madonnina santa benedetta? No? Allora rimando a PAG. 2*) ero convinta che mi detestassero e che facessero di tutto per liberarsi di me o vendicarsi. Ho cercato di evitarli in tutti i modi per tutelare la mia privacy violata e perché,  soprattutto, non ho mai voglia di incontrare NESSUNO qui a casa. Sicchè stamani apro questa stramaledetta porta incazzata come una biscia del Parco Archeominerario di Baratti e Populonia, mi strabagno i capelli sotto la pioggia e mi si straccia tutta l’acconciatura perchè i miei quintali di lacca si dissolvono all’istante. Sto per sputare veleno addosso a Mr. Fong che non avevo affatto voglia di incontrare che ero in ritardo abbestia e invece mi tocca pure dirgli buongiorno.

O lui? O non mi chiede come sto? O non mi dice ‘c’è qualcosa che posso fare per te, perchè in questi giorni mi sembri molto triste?’ ?   O.O

Ma come? Ma così allora non vale. Beh, si, vede Signor Fong, actually sono molto triste. Perché insomma, è già passato un mese mi sembra che sia già arrivata l’ora di andarsene e d’altro canto non mi pare di aver preso da questa città tutto quello che potevo, e non so se andare o restare, perché tre mesi sono troppo pochi, sento che non è il momento giusto, però insomma non so comprendere a quale aspetto della mia vita dare la priorità in questo momento e poi sa, Signor Fong, ci sono certi pensieri che sembrano bravi a nuotare ed hanno attraversato l’oceano e non mi danno pace, e forse non è qui né altrove che saprò trovare rifugio dalle mie delusioni e dalle persone che mi fanno soffrire e bla bla bla …

Mr Fong, che probablimente si aspettava un ‘No, I’m fine, thank you’, si era completamente zuppato d’acqua. Mi scusi tanto Mr. Fong.

FASE 2 – CRISI MANIACO DEPRESSIVA

(IL TURNO DELLA DEPRESSIVA)

Vittima: Elizabeth, una delle ragazze al museo, un’altra intern di Colonia, con cui sto lavorando ultimamente in archivio ed imparando il tedesco. Mi passa casualissimamente in ufficio e mi chiede se ho intenzione di scendere al terzo piano con lei. Mmmm, no, devo tradurre queste mille mila pagine di Meryl Streep che parla degli ebrei oggi. Ah, ok. E stai bene? NO, PERCHE’ SAI, IN QUESTI ULTIMI GIORNI MI SEI SEMBRATA UN PO’ TRISTE … O.O

O madonnina allora è vero. Beh, si, vedi Elizabeth, actually sono molto triste. Perché insomma, è già passato un mese mi sembra che sia già arrivata l’ora di andarsene e d’altro canto non mi pare di aver preso da questa città tutto quello che potevo, e non so se andare o restare, perché tre mesi sono troppo pochi, sento che non è il momento giusto, però insomma non so comprendere a quale aspetto della mia vita dare la priorità in questo momento e poi sai, Elizabeth, ci sono certi pensieri che sembrano bravi a nuotare ed hanno attraversato l’oceano e non mi danno pace, e forse non è qui né altrove che saprò trovare rifugio dalle mie delusioni e dalle persone che mi fanno soffrire e bla bla bla …

Forse anche Elizabeth si aspettava un ‘No, grazie Elizabeth, tutto ok, tranquilla!’. Mi dispiace tanto Elizabeth. Perdonami, con te ho anche pianto. Perché si, poi a ripetersele le cose, non è che si ridimensionano, ma anzi. E insomma, mi avrai preso per una povera stupida a giro per il mondo senza nemmeno un senso. Come mi nonna.

Però grazie, Elizabeth, seriamente, per avermi detto che non sarà restare tre mesi o sei a New York che risolverà certi problemi, perché non sono né il tempo né lo spazio ad avere potere sulle cose. Subire le conseguenze di azioni altrui è qualcosa di inevitabile tanto quando inutile da combattere. Il problema non è mio, di conseguenza non sono io a poterlo risolvere. Forse però un dottore di quelli bravi, come si dice, potrebbe aiutarmi a mettere la distanza di cui ho bisogno tra me ed i fatti che non posso cambiare. Forse può farlo molto più lui che questo oceano, dovunque io mi trovi.

FASE 3 : CRISI MANIACO DEPRESSIVA

(LATO MANIACALE)

Vittima: sì, lui. Kristof. Stamani ne avevo anche per lui, no perchè ora che è arrivata un’altra intern nuova, giovane giovane, carina, dolce, sensibile, simpatica, intelligente e tedesca, Inga, l’ho visto scendere a prendere il NOSTRO caffè della mattina con lei. Evvaffanculo allora.

Però … 🙂

A un certo punto, dopo pranzo, viene  al mio desk. E’ così biondo che a volte diventa rosso in faccia, questa cosa è così carina. Mi propone una pausa caffè al secondo piano. In effetti ne avevo proprio bisogno, avevo appena finito di piangere con Elizebath, sai. (By the way, avete notato anche voi che oggi non ho fatto una sega nulla in ufficio, un po’ tutti via, non è che ci siamo ammazzati di lavoro, come dire). Insomma si scende giù, e una cosa e l’altra, non mi ricordo perché siamo finiti a parlare dell’EUR , il quartiere di Roma. Che lo aveva incuriosito in un suo viaggio in Italia. Allora gli ho spiegato dell’Architettura Razionalista, di Piacentini, di Arturo Martini, del Progetto per l’esposizione universale, della guerra d’Etiopia, della Chiesa di San Pietro e Paolo, del laghetto e del Palalottomatica dove nel 1994 sono andata a vedere il concerto dei Take That, del Colosseo Quadrato, delle Piazze di de Chirico, della Fondazione Cesar, del Museo Pigorini, del Viale Cristoforo Colombo dove il Mau ha fatto inversione a U quando si andò allo Stadio a vedere Roma – Juve 4 a 0. E poi del film Titus, quello della Taymor, che è in assoluto uno dei miei film preferitissimi che ogni volta, anche se è già la quindicesima almeno, mi da un tale senso di potenza e disperazione insieme, come tutte le tragedie di Shakespeare, del resto, e che forse è il film che ho visto più volte nella mia vita fin qui soltanto dopo Rocky IV, dove mi ero innamorata di Ivan Drago, perchè è così … biondo! Eh, si è stato il mio primo mitico amore, infatti poi tutti i miei uomini (bimbetti, via) erano un po’ come lui, voglio dire presente Paolo? E mettiamoci anche Gary Barlow, che all’inizio all’inizio aveva i capelli ossigenati. Eh Fede? Poi sì, certo, M. non è biondo, è moro, ma insomma … eh, in effetti è stato un punto di svolta per me lui.

Povero Kristof. Il suo caffè era finito più o meno quando ancora parlavo di Arturo Martini, lassù al secondo rigo. Però forse una sera di queste Titus ce lo ri-guardiamo insieme.

FASE 4: A CHI NON AVEVO ANCORA ROTTO LE PALLE OGGI?

Ah, si, già. Glenda! L’ultima vittima. La vado a trovare nella sua nuova sistemazione, una Guest House davvero carina ( per lo standard USA, s’intende) nell’Upper West Side, la Brandon House. Ci mettiamo a chiacchiera nella grande sala comune e sfortunatamente lei mi chiede ‘allora, come va?’. Deh, che lo dico a fare. Leggi sopra. Si è sorbita il riassunto di tutta la giornata. capirai che gioia. Spero che mi voglia perdonare per queste ore tediose che ultimamente le faccio passare. Avrebbe avuto più fortuna se la Sere le avesse dato il numero di qualcun’altra, anziché il mio. Glendina, ascoltami, se ci sei! Mi impegnerò per stare il più zitta possibile. E per cercare di vedere sempre il lato migliore in ciò che ci accade! Eccheccazzo! Sai cosa, lunedì, quando si va da Cipriani, fammi bere subito tre o quattro drinks! Così ci passa la paura!

Che poi, ora che ci ripenso – Glenda mica è stata l’ultima vittima. Voi lo siete! Vogliate scusarmi per questo post infinito, non ho potuto farne a meno. Ma poi lo sai che c’è, voi siete fortunati, mica come questi qui. Basta che non leggiate!