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Who needs a Valentine?

14 Feb

Questa è la mia canzone ufficiale di San Valentino ever. Quando posto una canzone vuol dire che dovete sentirla. La fate andare e poi leggete. Serve da colonna sonora, in attesa della sceneggiatura del film che vorrà farmi Federico Moccio.

Detto ciò, andiamo avanti con i bollettini …

Stasera io e Glenda abbiamo investito una discreta somma di denaro (mannaggia al cristianesimo) per partecipare a questa serata supervip da Cipriani a Wall Street. Sulla sua macchina fotografica ci dovrebbero essere delle foto, conto di aggiungerle al più presto (se sono decenti). Io come eccessivissima con le mie calze con la riga e il collo di pelliccia, altro che saluto stile regina Elisabetta, parevo Platinette. Per fortuna a lustrini qui a New York stanno tutti messi bene. Ah, nota lusso, siamo andate/tornate in taxi, che il tacco 15 non ci reggeva. Glenda scusa se c’ho messo così tanto a prepararmi, so che mi hai odiato ma apprezzo molto lo sforzo che hai fatto per non farmelo pesare. Pensa, manco me so’ messa le ciglia finte alla fine, t’ha detto bene! Solo due ore! Perdonami … ricomincerò a prendere gli ansiolitici.

Locale meraviglioso, andate a vedere qui:

http://www.cipriani.com

La cupola della sala è decorata con bassorilievi di Wedgwood, scusa se è poco. Tra gli ospiti di questa sera, un principe azzurro tutto fumo e niente arrosto che pareva il figlioccio putativo del cantante degli Spandau Ballet (che a me infatti me piaceva/piace da morì). Imbroccati, nell’ordine, un maniaco dalle mani un po’ troppo lunghe che non aveva mai visto un paio di calze con la riga – Alì il chimico, numero due di Bin Laden, che aveva deciso proprio stasera di passare una serata occidentale in questo ristorante – un ragazzo carino e ‘normale’, che sfortunatamente ha colto Glenda nel momento sbagliato e deve aver pensato che sarebbe stato meglio uscire con Alì il chimico piuttosto.  Ma insomma, queste son chiacchiere da bar. u.ù Scusate se è poco, al tavolo accanto al nostro, mica pizza e fichi, c’era Silvio Muccino! Vero Gle’??? 😉

I can go the distance

13 Feb

Oggi lo racconto così …

I have often dreamed
of a far-off place
Where a hero’s welcome
would be waiting for me
Where the crowds will cheer
when they see my face
And the voice keep saying
this is where I meant to be

I’ll be there someday,
I can go the distance
I will find my way
if I can be strong
I know ev’ry mild
Will be worth my while
When I go the distance,
I’ll be right where I’m in now

I may go undone road
to embrace my faith
Though that road may wonder,
it will lead me to you
And the thousand years
would be worth the wait
It might take a lifetime
but somehow I see it through

And I won’t look back,
I can go the distance
And I stay untacked,
no, I won’t accept defeat
Is it all too slow?
But I won’t lose hope
’till I go the distance
And my journey is fullfilled, oh yeah

But to look beyond the glory
is the hardest part
My hero strand in magic,
kinda sparks, oh…

Like a shooting star,
I will go the distance
I will search the world,
I will face its haunts
I don’t care how far,
I can go the distance
‘Till I find my hero’s welcome
waiting in your arms

I will search a world,
I will face its haunts
‘Till I find my hero’s welcome
waiting in your arms

The SUPERBOWL !!!!!!! (ma allora esiste davvero!)

6 Feb

Stavolta va detto. There’s no way like the American way.

Il SUPERBOWL è senza alcun dubbio l’evento più Americano dell’anno, è stato davvero esagerato goderselo. A parte il fatto che ho finalmente imparato le regole di questo incomprensibile gioco, è davvero difficile descrivere l’atmosfera che in tutta la città accompagnava l’evento. A casa Fong oggi era il compleanno di Landon, e i genitori, dopo il clown party, avevano organizzato un birra sul divano, come nel più classico dei telefilm.

Ma se non hai una casa americana dove guardare il match, che fai? Ovvio, vai al Pub Americano allestito per l’occasione. Quello con gli omaccioni – probabilmente i soliti di Wall Street – senza più il cappotto nero ma con la maglia del loro giocatore preferito, ma soprattutto la stazza del loro giocatore preferito. Birra, hamburger, birra, patatine fritte, birra, alette di pollo e birra.

Dopo la visita – di 4 ore – all’infinito Museo di Storia Naturale (100 mila volte meglio la Specola! Vale ti ricordi che bello? Quando torno voglio portarci la mi’ sorella subito!)  io e Andreas raggiungiamo Kristof ad Astoria, Queens, dove vive lui. Aspettiamo l’arrivo di Albert e raggiungiamo questo pub losco con poca luce e tanta gente, addobbato appositamente per l’occasione con poster e palloncini a forma di pallone da football (ne ho preso uno ovviamente, è qui in camera).

Guadagnamo un’ottima posizione al secondo piano, di fronte a uno dei 5 o 6 maxischermi disponibili. Anche noi ordiniamo birra, hamburger, birra, patatine fritte, birra, alette di pollo e birra. E poi, comincia lo spettacolo. Il che è semplicemente indicibile. Prendete la finale di un mondiale di calcio e moltiplicatela per un miliardo. Un miliardo, a proposito di numeri, gli spettatori sintonizzati. Un match che dura in totale la metà di una partita di calcio, ma uno show che dura almeno quattro ore. Christina Aguilera canta l’inno americano, John Travolta è il primo dei tifosi che le telecamere inquadrano con un passaggio tra la folla. Una quantità di commecials inenarrabile, praticamente uno spot ogni 15 – 30 secondi di gioco. Una serie di genialate pubblicitarie da premio nobel, così acute e divertenti da costituire di per sè un vero e proprio spettacolo. Guardate questa:

Pensate che gli slot erano sold out già lo scorso ottobre, ed ognuno di essi è costato $3.000.000! In assoluto gli slot più cari al mondo in qualsiasi tempo. Numeri da record, emozioni da record. All’intervallo tra il primo e il secondo tempo i Black Eyed Peas hanno tenuto uno show degno di Las Vegas, con delle coreografie eccezionali, una carica strepitosa, un passaggio di Usher ed un altro ospite mica tanto di scartino: appena appena Slash dei Guns’n’Roses. Noi altri si saltava tutti sul tavolo.

Ma poi capirai a noi ci sembrava di essere lì, no! Stasera tutti americani, io e Kristof abbiamo anche votato il giocatore più bravo al sondaggio ufficiale (e ripreso la nostra pausa sigaretta). Ci siamo fatti delle grasse risate e insomma,è stata una serata di quelle che non ce ne sono tante. A parte per una cosuccia: ad ogni pinta di birra ti davano un bigliettino per una lotteria che si teneva a fine serata al piano di sotto. Indovinate? Uno dei nostri 8 numeri è stato estratto. Però noi eravamo ancora su, non abbiamo sentito, e quelli sono andati avanti assegnando il premio al secondo estratto. Che superfave, altro che superbowl. Ci siamo giocati un televisone al plasma da 32″.

Non ci sono più i dittatori di una volta …

4 Feb

Pomeriggio di alta ispirazione. Non posso scendere nel dettaglio qui in pubblico, perché mi fareste rinchiudere in un manicomio (prima del tempo, intendo).

Ma a volte ti capita di ricevere dei segnali, o ti sembra di riceverne, e per un momento quello che fai – che fino ad un attimo prima non aveva senso alcuno – sembra ritrovare una certa armonia, e ti va di credere che, anche se magari non sei nel posto giusto, sei sulla strada giusta.

Richard mi capisce sempre, al volo. Non avrei neanche potuto sospettarlo, quando ci siamo conosciuti in quell’ostello a Roma, nel 2005. Ma che bella la nostra passeggiata a castel Sant’Angelo, di notte.

Stasera siamo stati a cena di Dan e Marco, con Nora, Scarlet, Becky e un po’ di altra gente nuova. Dan e Marco hanno un bed&breakfast qui a Brooklyn – un posto bellisssimo! @Laura, Bruna, Cate, vi mando notizie più dettagliate.

Mi mancava una serata così. Di quelle in cui si sta bene, in cui nuova gente=nuove idee, in cui si parla di niente e di tutto, in cui si vede che siamo tutti sulla stessa barca. Addirittura uno degli ospiti ci ha improvvisato un concerto di violoncello insieme al cin cin. Non so come mi sento, ma sostanzialmente bene, credo.

Sarà per la cena, deliziosa, anche se gli americani dovrebbero smetterla di tentare di cucinare la pasta. Sarà perché ho fatto un sogno super super super hot e mi sono svegliata un po’ così … ma questa è un’altra di quelle cose che non potranno succedere mai.

Oh Richard where art thou?

29 Jan

Mmmm … this morning 3rd Street was white once again. And, unfortunately, this one is Richard’s Audi. I mean, the one you can GUESS is his. I hope we can rescue it sooner or later.

This morning I went to meet Patata (Miss Scarlet) and she taught me making beautiful paper snowflakes for the windows.

Later, Richard and I went out to have a wolk and a coffe, and a sandwich and a beer, while Egypt was falling apart. What a strange way to look at world’s events I have from here. I remember the firts time I watched the video of Anwar El Sadat assassination. I was so upset. Now everything is somehow so far away from here.

Ora anche basta però, co sta neve.  Ho dovuto comprare un paio di quegli orripilanti stivalacci di gomma antipioggia. Antipozze anzi. Però, sempre con una certa classe … sono animalier! u.ù

Just another battle to win

26 Jan

Rieccolo, uno di quei momenti in cui il tempo per un attimo soltanto si ferma e tu senti che qualcuno ti ha come scattato una foto. Lo ricorderai così, quel momento, o quella sensazione, con quell’immagine ferma nel tempo. Un presente istantaneamente archiviato  come passato.

E così oggi ho fissato, così chiaramente quanto inconsapevolmente, una delle mie immagini americane, che porterò sempre dentro come un ricordo di questa storia.
Stavo rientrando a casa, verso le 7, con il cielo già buio e carico di neve per il giorno seguente (strano). Un viaggio in metropolitana di quelli che sembrano non finire mai, nonostante il percorso fosse quelli di sempre, museo-casa.
Una stanchezza mai provata, sfinita, mi sentivo una vecchia di cento anni, per via, credo, del freddo, della neve, delle strade, della gente, dei rumori, del computer, delle luci di questi giorni.
Uscita dalla metro mi sono trovata come sempre a salire quelle scalette umide di neve sciolta che portano sulla 7th Ave. Un passaggio piuttosto stretto, che ho percorso costeggiando il lato destro, aggrappata al corrimano. Avevo gente davanti e dietro. Poi, nel breve spazio di un attimo, sul lato sinistro si è formata una fila di altre persone che salivano in fretta, così vicine a me.
Ero circondata da persone sconosciute, davanti, dietro, di fianco, tutti mi sembravano vestiti di nero, tutti erano più alti di me, e salivano veloci. Ho provato come un senso di vertigine ed è stato lì che ho visto ME, quasi rannicchiata in mezzo a tutta quella gente, così piccola, intrappolata in quella salita infinita. Non avevo paura, non avevo freddo, non ero più stanca, ma ero, semplicemente, sola.

If I can make it there …

3 Jan

M. Alle 6 e mezza raggiungo Richard, Nora e Patata a Bryant Park, Scarlet pattina sul ghiaccio. Restiamo a cena al caffè Celsius, quello con vista sulla pista, bello.

Poi rientriamo insieme a casina, sarò a cena da loro mercoledì sera.

Nel frattempo, dovrebbe essere arrivata Glenda.

1st day @ MJHNYC

3 Jan

Come che vordì??? Museum of Jewish Heritage New York, the third main institution dopo lo Yad Vashem di Gerusalemme e l’Holocaust Memorial di Washington.

Come mai sto sempre dietro a questi ebrei? Beh, perché è l’unico campo di ricerca che funziona innanzitutto, e che ti permette di approfondire ufficialmente le questioni della Seconda Guerra Mondiale senza che tu venga preso per un fanatico. Vabbè non vi interessa … okokok

Che volete sapere?

Dunque stamani mi sono svegliata – con una discreta fatica – alle 6.00, ho mangiato degli orridi cereali (@Lely:  Lely come hai fatto a mangiarteli in questi giorni? Potevi dirmelo che facevano cagare!) poi vediamo … burro di arachidi per riuscire  a mettersi in piedi, mmm, latte … e una manata di m&m’s (al burro di arachidi, ndr, tanto per variare) che mi ha lasciato Lely accidenti a te e a chi ti scalda il pane.

Preso subway con ipod nelle orecchie  e scesa a … Wall Street!

Survey fidanzato: la metro pullula di omaccioni in cappotto nero + ventiquattrore, direi over 30 almeno ma non solo. Quelli che non sono Yiddish sono papabili. Sicché …

Me la concedete la nota sborona della giornata (dato che non ricapiterà più) ???? Eh, daje …

Scendo dalla metro, salgo su, faccio due passi, mi ferma uno mi chiede se so dov’è il 99 di Wall Street … Mmmm … capirai …  I’m sorry, actually I don’t know where it is, but you can maybe ask those policemen over there.

Oh, no, I don’t care. Do you know I have never seen such two beautiful eyes like yours at 8.30 in the morning?

O.O    !!!!   Boato – grazie grazie – mano che saluta come la Regina Elisabetta –

Beh, beh, beh, direi che si comincia benino. Thank you, Sir 😉

Bon, fine. No, non mi ricordo nemmeno com’era fatto, ma era un po’ vecchiotto, persino oltre i miei consueti standard da villa arzilla intendo.

Vabbè non vi interessa nemmeno questo, ok.

Allora niente, al mio primo giorno al museo conosco lo staff, la mia capa, gli altri intern (ma tu guarda il caso, gli interns sono italia -me-, austria-daniel-, e germania-christof, ci manca giappone e si fa l’asse).

Mi mettono a lavorare sulla prossima esposizione – FINALMENTEEEE! – che sarà sulla figura di Emma Lazarus, in occasione del 125° anniversario della credo inaugurazione della Statua della Libertà. Come chi è? L’iscrizione sul basamento di Lady Liberty è il poema ‘The Colossus’ composto appunto dalla Lazarus, una gentildonna scrittrice e poetessa (si dice?) ebrea sionista nata e vissuta a New York negli ultimi anni dell’800. Vabbè quando ne saprò di più vi dirò. Non vi interssa?? Ma allora …

And she’s like a baby, just learning how to play …

1 Jan

La festa è finita. Sono appena tornata dall’aeroporto, dove ho lasciato Lely che ora sta già volando verso l’Europa. Non sapevo che La Guardia fosse il nome di un sindaco di NYC, Fiorello La Guardia, in office, guarda il caso, dal 1930 al 1945.

Vabbè, prendo uno scassatissimo bus blu che dal Terminal mi riporta alla Roosevelt Avenue, nel Queens. Un quartiere duro e sciatto, dove non sembra una buona idea passeggiare da sola, e anche sull’autobus è meglio appoggiarsi al vetro e guardare fuori, oltre la condensa che lascia l’inverno, piuttosto che incappare negli sguardi di questi ispanici esaltati con le treccine ed il bomber (ve lo ricordate quando andava di moda da noi, il bomber??). La linea F della subway mi porta un po’ovunque, e da qui, stasera, mi riporta a casa. Quasi un’ora. Ma ho comprato Glamour, quello USA, che è ancora più inutile di quello Italia. Mi fermo anche al Save On Fifth, il negozino di cianfrusaglie sulla 5th Ave, a comprare uno struccante.

@ Vale Gori: ho trovato i cerchietti per le acconciature anni 50 🙂 Li fanno $9.90, ora li provo.

Mah, ora che Lely è andata via mi sento un po’ sola a tornare ‘a casa’. Così, in questa casa che non è mia (tanto per cambiare …), stasera mi pare tutto ancora più strano. Il quartiere è sempre molto tranquillo qui, e per strada incontro molte persone che rientrano per la cena. Sono per lo più coppie, hanno delle bottiglie di vino o delle cose in mano: immagino che siano stati invitati a cena per scambiarsi gli auguri per il nuovo anno, o semplicemente rientrano da una giornata trascorsa in compagnia e si portano qualcuno degli avanzi del pranzo per la cena.

Mmmm. Io cammino, e  mi viene in mente una canzone che mi ha fatto conoscere Guido, sarà stato il 1998, forse 1999, pensa te … (@Guido: te la ricordi? me la mettesti addirittura su una musicassetta!).

Il testo: http://www.cowboylyrics.com/lyrics/alabama/lady-down-on-love-4254.html

Passatemi la nota patetica, ma stasera mi racconta un po’ di me, e io lo scrivo perché poi altrimenti, come tutte queste altre cose successe, me ne scordo.

Arrivo all’incrocio con la 3rd, e come ogni sera, vedo la finestra di Richard accesa. E penso a Nora che prepara la cena, e a lui che starà salvando Scarlet da qualcuno dei fantasmi dello Scooby Show. E mi sembra che la luce della loro finestra stia lì, ogni sera, a segnare un traguardo che dovrei avere/vorrei avere davanti. Stasera sono un po’ triste, sì, e allora?

Lost in Park Slope

27 Dec

Pomeriggio al parco, il peggio sembra (SEMBRA!) essere passato …