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Firt-aholic!

27 Feb

Oh my God. Mi sono ri-innamorata!

Cerimonia degli Oscar in diretta dal W Union Hotel, a Union Square. Glenda aveva preso i biglietti qualche giorno fa. In sostanza nella lobby dell’hotel era stato allestito un cinemino per vedere la c

erimonia su due maxischermi, mentre nel frattempo i camerieri col vassoino passavano a portarti la cena. Nel caso, oltre al banco dei cocktail – rigorosamente ispirati ai film in nomination – c’era anche un tavolo pieno zeppo di caramelle e pop corn da sgranocchiare durante la trasmissione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che festa super vip! Questo era un altro di quegli ambienti in cui mi sono accorta di essere veramente una pellaia. Voglio dire, non c’è borsa a cuore che tenga, questi si vestono griffatissimi, hanno delle scarpe da capogiro, e brillano come la Zia Gigina! Altro che calze con la riga …

Insomma sarà l’altmosfera, sarà New York, che ora che sto per andarmene sembra divertirsi a farsi bella, non lo so, ma questa cerimonia degli Oscar mi ha quasi fatto piangere: Kirk Douglas, l’omaggio ai registi scomparsi quest’anno, tra cui il nostro Monicelli, le grandi icone del Cinema di tutti i tempi (… e una carrellata di gnocchi infinita, diciamolo eddài).

Ed è stato allora che questo Colin Firth, che in realtà credevo mi stesse un po’ antipatichino, con quella faccetta da Englishman very truly snob, mi si è manifestato in tutta la sua magnificenza. Che meraviglia di uomo! Dite che è perché ha vinto l’Oscar? Solito delirio di potenza. Dite che è perché c’ha due spalle tante? Dite che è per via della renna? Mmmm … dite che è perché assomiglia un po’ a Richard?

Walking trough

24 Feb

Financial District ti adoro! Adoro te e le ventiquattrore che si scontrano all’uscita della metro affollata, la mattina. Adoro il tizio che distribuisce i giornali e quello che distribuisce le ciambelle agli omaccioni in fila. Adoro i poliziotti su Nassau e le loro auto. Adoro lo Starbucks tra Bower e Broad, che non ci metterò mai più piede ora che ho scoperto Stone Street lì dietro. Adoro Battery Park, ed il suo sguardo infinito verso la libertà.

Financial District ti adoro! Adoro te e il silenzio che c’è nell’aria dopo che tutti hanno lasciato gli uffici, alle sei. Adoro le luci del World Stock Exchange che si credono di illuminare un tempio greco, che ingenue. Adoro il fumo che esce dai tombini la sera, e le luci degli uffici vuoti, lassù agli ultimi altissimi piani.

Adoro camminare in mezzo a tutte le vostre vite, omaccioni di Wall Strett. Siete meravigliosi. Nel vostro cappotto nero, fermi alla metro, al supermercato, nascosti dentro la vostra sciarpa, infreddoliti.
Penso al vostro mondo nascosto, alle case cui farete ritorno, alle donne che vi aspettano, alla cena che dovrete prepararvi da soli o al film che guarderete alla tv. Chissà ognuno di voi quante persone ha reso felice, e se qualcuno si preoccupa di rendere felici voi. Chissà quale sogno avete dovuto abbandonare per strada. Chissà quale sogno non vi ha mai abbandonato.

Live from MJH

23 Feb

Omofobica misogina ed intollerante meccanicista. E’ piucchealtro una questione di sopravvivenza. Chi lavora al famoso ‘pubblico’ mi capisce al volo.

Eppure a volte, ma raramente, mi rammento di quale inesauribile fonte di ispirazione e arricchimento siano gli altri. Conoscere tutti questi nuovi individui – n.d.r. leggere con il naso storto, pronunciando con una certa riluttanza, come di fronte a qualcosa che proprio non ti va di toccare – e’ stato, e continua ad essere, fantastico. Imparo ogni giorno quanto di vario e stupefacente possa esserci nel mondo: me ne sento parte e, al contempo, particella remotissima.

Tipo stamani Itaj ci raccontava (pausa pranzo) di Israele. Lui ha fatto il servizio militare in marina (che non e’ la fia che ti vorresti […]: watch?v=3XEN9Hdpd_o] ) e insomma, non e’ proprio come il nostro. Tanto per cominciare l’esercito riceve il tuo curriculum scolastico e sei stato una capra, ma soprattutto se, ovviamente, hai dimostrato di essere indisciplinato e di avere scarsa attitudine all’obbenienza verso i superiori, non sei accettato. O perlomeno, non sei il benvenuto. Insomma, ti mandano a tagliare l’erba nel campino. Mi ricordo invece di quando Luca mi raccontava del test psico che gli fecero alla visita … mammolette!

Ci diceva poi che ogni reparto ha il proprio nucleo di intelligence (ma forse anche da noi e’ cosi’) e che questi lavorano quasi esclusivamente con le intercettazioni: chi lavora nell’intelligence di solito parla diverse lingue e sicuramente parla l’arabo. E’ ovvio e normale, lo so, ma di fronte allo scenario che si sta preparando proprio in questi giorni, certe informazioni suscitano soprattutto una certa inquiedune, anche quaggiu’ dove dei fatti mediterranei non si sente che un eco remotissima.

Come che ve frega?? Nulla, era cosi’, per fare conversazione. Nella mia mitologia dell’uomo forte trovare un soldato dell’esercito israeliano (leggi=co’ du palle cosi’) e’ una cosa abbastanza significativa. Considerati gli uomini della mia vita … ormai e’ facile, quasi automatico, sperare che almeno coloro che sono ‘duri’ per dovere riescano in qualche modo a prendere il vizio e ad esserlo anche nella vita sociale. Come che ve frega? Si’, in effetti questa e’ un’altra storia …

Vi sarete allora accorti che sto scrivendo dal museo: non ho lettere accentate! Ho dovuto usare gli apostrofi.

Mmmm. E niente. Insomma aspetto l’ora di uscire, che dovrei vedere le bimbe per un aperitivo a Wall Street. Ho voglia di un moscato madonnina, non se ne trova uno buono a pagarlo oro!

Nell’attesa, ho scattato con Google Earth una foto dell’esterno della mia casina, just to remind me. Peccato che si sono dimenticati di disegnarci la neve, perche’ e’ ancora tutto bianco:

Who needs a Valentine?

14 Feb

Questa è la mia canzone ufficiale di San Valentino ever. Quando posto una canzone vuol dire che dovete sentirla. La fate andare e poi leggete. Serve da colonna sonora, in attesa della sceneggiatura del film che vorrà farmi Federico Moccio.

Detto ciò, andiamo avanti con i bollettini …

Stasera io e Glenda abbiamo investito una discreta somma di denaro (mannaggia al cristianesimo) per partecipare a questa serata supervip da Cipriani a Wall Street. Sulla sua macchina fotografica ci dovrebbero essere delle foto, conto di aggiungerle al più presto (se sono decenti). Io come eccessivissima con le mie calze con la riga e il collo di pelliccia, altro che saluto stile regina Elisabetta, parevo Platinette. Per fortuna a lustrini qui a New York stanno tutti messi bene. Ah, nota lusso, siamo andate/tornate in taxi, che il tacco 15 non ci reggeva. Glenda scusa se c’ho messo così tanto a prepararmi, so che mi hai odiato ma apprezzo molto lo sforzo che hai fatto per non farmelo pesare. Pensa, manco me so’ messa le ciglia finte alla fine, t’ha detto bene! Solo due ore! Perdonami … ricomincerò a prendere gli ansiolitici.

Locale meraviglioso, andate a vedere qui:

http://www.cipriani.com

La cupola della sala è decorata con bassorilievi di Wedgwood, scusa se è poco. Tra gli ospiti di questa sera, un principe azzurro tutto fumo e niente arrosto che pareva il figlioccio putativo del cantante degli Spandau Ballet (che a me infatti me piaceva/piace da morì). Imbroccati, nell’ordine, un maniaco dalle mani un po’ troppo lunghe che non aveva mai visto un paio di calze con la riga – Alì il chimico, numero due di Bin Laden, che aveva deciso proprio stasera di passare una serata occidentale in questo ristorante – un ragazzo carino e ‘normale’, che sfortunatamente ha colto Glenda nel momento sbagliato e deve aver pensato che sarebbe stato meglio uscire con Alì il chimico piuttosto.  Ma insomma, queste son chiacchiere da bar. u.ù Scusate se è poco, al tavolo accanto al nostro, mica pizza e fichi, c’era Silvio Muccino! Vero Gle’??? 😉

Credevo fosse amore …

7 Feb

… e invece era una sòla. O domani non arriva la fidanzata di voi sapete chi e si ferma qui per tre mesi maremma impestata lurida.  O.O E speriamo anche che non mi sgamino che sto a parlà di lui con voi … ma allora deh … quando è merda …

Insomma San valentino si avvicina, e oggi ho visto in un negozietto questo pupazzo-canino che andava di moda di mi’ tempi, tipo nel ’90, e che non avevo mai più visto in giro.

Rubrica “e fatemela tirà un po'” … che sennò me vie’ da piagne …

Stamani non ero di corsa e per di più c’era il sole, sicché mi sono fermata dal peracottaro di Bowling Green che vende le ciambelle, quello davanti a Battery Park col carrettino simil-hot dog. Ho comprato un croissant di plastica.

Mi fa: ‘Finalmente stamani ti sei fermata da me’ …

O.O

‘Eeeeee’  (fissità tipica dell’ottuso, io, ma dici a me scusa?)

‘Pardon?’ (ma che cazzo stai a dì a cì)

‘Ti vedo tutte le mattine ma non ti sei mai fermata’

‘Eh sì, stamani non sono in ritardo …’

‘Eh allora speriamo che tu non sia in ritardo neanche nei prossimi giorni …’

BEH, SIMPATICA STRATEGIA DI MARKETING … MA COMUNQUE … ‘TZZZZZ


The SUPERBOWL !!!!!!! (ma allora esiste davvero!)

6 Feb

Stavolta va detto. There’s no way like the American way.

Il SUPERBOWL è senza alcun dubbio l’evento più Americano dell’anno, è stato davvero esagerato goderselo. A parte il fatto che ho finalmente imparato le regole di questo incomprensibile gioco, è davvero difficile descrivere l’atmosfera che in tutta la città accompagnava l’evento. A casa Fong oggi era il compleanno di Landon, e i genitori, dopo il clown party, avevano organizzato un birra sul divano, come nel più classico dei telefilm.

Ma se non hai una casa americana dove guardare il match, che fai? Ovvio, vai al Pub Americano allestito per l’occasione. Quello con gli omaccioni – probabilmente i soliti di Wall Street – senza più il cappotto nero ma con la maglia del loro giocatore preferito, ma soprattutto la stazza del loro giocatore preferito. Birra, hamburger, birra, patatine fritte, birra, alette di pollo e birra.

Dopo la visita – di 4 ore – all’infinito Museo di Storia Naturale (100 mila volte meglio la Specola! Vale ti ricordi che bello? Quando torno voglio portarci la mi’ sorella subito!)  io e Andreas raggiungiamo Kristof ad Astoria, Queens, dove vive lui. Aspettiamo l’arrivo di Albert e raggiungiamo questo pub losco con poca luce e tanta gente, addobbato appositamente per l’occasione con poster e palloncini a forma di pallone da football (ne ho preso uno ovviamente, è qui in camera).

Guadagnamo un’ottima posizione al secondo piano, di fronte a uno dei 5 o 6 maxischermi disponibili. Anche noi ordiniamo birra, hamburger, birra, patatine fritte, birra, alette di pollo e birra. E poi, comincia lo spettacolo. Il che è semplicemente indicibile. Prendete la finale di un mondiale di calcio e moltiplicatela per un miliardo. Un miliardo, a proposito di numeri, gli spettatori sintonizzati. Un match che dura in totale la metà di una partita di calcio, ma uno show che dura almeno quattro ore. Christina Aguilera canta l’inno americano, John Travolta è il primo dei tifosi che le telecamere inquadrano con un passaggio tra la folla. Una quantità di commecials inenarrabile, praticamente uno spot ogni 15 – 30 secondi di gioco. Una serie di genialate pubblicitarie da premio nobel, così acute e divertenti da costituire di per sè un vero e proprio spettacolo. Guardate questa:

Pensate che gli slot erano sold out già lo scorso ottobre, ed ognuno di essi è costato $3.000.000! In assoluto gli slot più cari al mondo in qualsiasi tempo. Numeri da record, emozioni da record. All’intervallo tra il primo e il secondo tempo i Black Eyed Peas hanno tenuto uno show degno di Las Vegas, con delle coreografie eccezionali, una carica strepitosa, un passaggio di Usher ed un altro ospite mica tanto di scartino: appena appena Slash dei Guns’n’Roses. Noi altri si saltava tutti sul tavolo.

Ma poi capirai a noi ci sembrava di essere lì, no! Stasera tutti americani, io e Kristof abbiamo anche votato il giocatore più bravo al sondaggio ufficiale (e ripreso la nostra pausa sigaretta). Ci siamo fatti delle grasse risate e insomma,è stata una serata di quelle che non ce ne sono tante. A parte per una cosuccia: ad ogni pinta di birra ti davano un bigliettino per una lotteria che si teneva a fine serata al piano di sotto. Indovinate? Uno dei nostri 8 numeri è stato estratto. Però noi eravamo ancora su, non abbiamo sentito, e quelli sono andati avanti assegnando il premio al secondo estratto. Che superfave, altro che superbowl. Ci siamo giocati un televisone al plasma da 32″.

Stramaledetto ciclo …

2 Feb

No via. Non ci siamo per niente. Oggi superturbolenza emotiva. Sono passata cinquecento volte avanti e indietro tra le lacrime e l’entusiasmo. Se credevo di essere sclerata a casa, qui – perlomeno oggi – mi sembra di essere definitivamente impazzita. Presente quegli sfigati che dondolano su se stessi, solitamente seduti ed un po’ incurvati sulle proprie ginocchia, battendosi con la mano destra sul capo a ritmo costante? Uguale. Altro che ‘parlare a macchinetta’ Erikina, sono un fiume in piena. Il malcapitato di turno che mi si avvicina è costretto a sorbirsi ore e ore di monologhi insensati a ritmi assurdi in cui spazio dal pubblico al privato senza che nessuno, tra l’altro, me l’abbia chiesto. A questo proposito oggi di devo scusare con millemila malcapitati. Eccoli, in ordine di apparizione:

FASE 1 – MANIE DI PERSECUZIONE

Vittima: Mr. Fong, che stamani quando sono uscita di casa RIspalava la neve nel vialetto (che paio di coglioni sta neve, oggi ci pioveva pure sopra, così tutte le strade sono diventate piste di pattinaggio sul ghiaccio – o piscine, a seconda di che scarpe indossi – malidetti loro).

Dopo le vicende dell’affitto  e quelle dei loro figlioletti indemoniati (ve le ho raccontate madonnina santa benedetta? No? Allora rimando a PAG. 2*) ero convinta che mi detestassero e che facessero di tutto per liberarsi di me o vendicarsi. Ho cercato di evitarli in tutti i modi per tutelare la mia privacy violata e perché,  soprattutto, non ho mai voglia di incontrare NESSUNO qui a casa. Sicchè stamani apro questa stramaledetta porta incazzata come una biscia del Parco Archeominerario di Baratti e Populonia, mi strabagno i capelli sotto la pioggia e mi si straccia tutta l’acconciatura perchè i miei quintali di lacca si dissolvono all’istante. Sto per sputare veleno addosso a Mr. Fong che non avevo affatto voglia di incontrare che ero in ritardo abbestia e invece mi tocca pure dirgli buongiorno.

O lui? O non mi chiede come sto? O non mi dice ‘c’è qualcosa che posso fare per te, perchè in questi giorni mi sembri molto triste?’ ?   O.O

Ma come? Ma così allora non vale. Beh, si, vede Signor Fong, actually sono molto triste. Perché insomma, è già passato un mese mi sembra che sia già arrivata l’ora di andarsene e d’altro canto non mi pare di aver preso da questa città tutto quello che potevo, e non so se andare o restare, perché tre mesi sono troppo pochi, sento che non è il momento giusto, però insomma non so comprendere a quale aspetto della mia vita dare la priorità in questo momento e poi sa, Signor Fong, ci sono certi pensieri che sembrano bravi a nuotare ed hanno attraversato l’oceano e non mi danno pace, e forse non è qui né altrove che saprò trovare rifugio dalle mie delusioni e dalle persone che mi fanno soffrire e bla bla bla …

Mr Fong, che probablimente si aspettava un ‘No, I’m fine, thank you’, si era completamente zuppato d’acqua. Mi scusi tanto Mr. Fong.

FASE 2 – CRISI MANIACO DEPRESSIVA

(IL TURNO DELLA DEPRESSIVA)

Vittima: Elizabeth, una delle ragazze al museo, un’altra intern di Colonia, con cui sto lavorando ultimamente in archivio ed imparando il tedesco. Mi passa casualissimamente in ufficio e mi chiede se ho intenzione di scendere al terzo piano con lei. Mmmm, no, devo tradurre queste mille mila pagine di Meryl Streep che parla degli ebrei oggi. Ah, ok. E stai bene? NO, PERCHE’ SAI, IN QUESTI ULTIMI GIORNI MI SEI SEMBRATA UN PO’ TRISTE … O.O

O madonnina allora è vero. Beh, si, vedi Elizabeth, actually sono molto triste. Perché insomma, è già passato un mese mi sembra che sia già arrivata l’ora di andarsene e d’altro canto non mi pare di aver preso da questa città tutto quello che potevo, e non so se andare o restare, perché tre mesi sono troppo pochi, sento che non è il momento giusto, però insomma non so comprendere a quale aspetto della mia vita dare la priorità in questo momento e poi sai, Elizabeth, ci sono certi pensieri che sembrano bravi a nuotare ed hanno attraversato l’oceano e non mi danno pace, e forse non è qui né altrove che saprò trovare rifugio dalle mie delusioni e dalle persone che mi fanno soffrire e bla bla bla …

Forse anche Elizabeth si aspettava un ‘No, grazie Elizabeth, tutto ok, tranquilla!’. Mi dispiace tanto Elizabeth. Perdonami, con te ho anche pianto. Perché si, poi a ripetersele le cose, non è che si ridimensionano, ma anzi. E insomma, mi avrai preso per una povera stupida a giro per il mondo senza nemmeno un senso. Come mi nonna.

Però grazie, Elizabeth, seriamente, per avermi detto che non sarà restare tre mesi o sei a New York che risolverà certi problemi, perché non sono né il tempo né lo spazio ad avere potere sulle cose. Subire le conseguenze di azioni altrui è qualcosa di inevitabile tanto quando inutile da combattere. Il problema non è mio, di conseguenza non sono io a poterlo risolvere. Forse però un dottore di quelli bravi, come si dice, potrebbe aiutarmi a mettere la distanza di cui ho bisogno tra me ed i fatti che non posso cambiare. Forse può farlo molto più lui che questo oceano, dovunque io mi trovi.

FASE 3 : CRISI MANIACO DEPRESSIVA

(LATO MANIACALE)

Vittima: sì, lui. Kristof. Stamani ne avevo anche per lui, no perchè ora che è arrivata un’altra intern nuova, giovane giovane, carina, dolce, sensibile, simpatica, intelligente e tedesca, Inga, l’ho visto scendere a prendere il NOSTRO caffè della mattina con lei. Evvaffanculo allora.

Però … 🙂

A un certo punto, dopo pranzo, viene  al mio desk. E’ così biondo che a volte diventa rosso in faccia, questa cosa è così carina. Mi propone una pausa caffè al secondo piano. In effetti ne avevo proprio bisogno, avevo appena finito di piangere con Elizebath, sai. (By the way, avete notato anche voi che oggi non ho fatto una sega nulla in ufficio, un po’ tutti via, non è che ci siamo ammazzati di lavoro, come dire). Insomma si scende giù, e una cosa e l’altra, non mi ricordo perché siamo finiti a parlare dell’EUR , il quartiere di Roma. Che lo aveva incuriosito in un suo viaggio in Italia. Allora gli ho spiegato dell’Architettura Razionalista, di Piacentini, di Arturo Martini, del Progetto per l’esposizione universale, della guerra d’Etiopia, della Chiesa di San Pietro e Paolo, del laghetto e del Palalottomatica dove nel 1994 sono andata a vedere il concerto dei Take That, del Colosseo Quadrato, delle Piazze di de Chirico, della Fondazione Cesar, del Museo Pigorini, del Viale Cristoforo Colombo dove il Mau ha fatto inversione a U quando si andò allo Stadio a vedere Roma – Juve 4 a 0. E poi del film Titus, quello della Taymor, che è in assoluto uno dei miei film preferitissimi che ogni volta, anche se è già la quindicesima almeno, mi da un tale senso di potenza e disperazione insieme, come tutte le tragedie di Shakespeare, del resto, e che forse è il film che ho visto più volte nella mia vita fin qui soltanto dopo Rocky IV, dove mi ero innamorata di Ivan Drago, perchè è così … biondo! Eh, si è stato il mio primo mitico amore, infatti poi tutti i miei uomini (bimbetti, via) erano un po’ come lui, voglio dire presente Paolo? E mettiamoci anche Gary Barlow, che all’inizio all’inizio aveva i capelli ossigenati. Eh Fede? Poi sì, certo, M. non è biondo, è moro, ma insomma … eh, in effetti è stato un punto di svolta per me lui.

Povero Kristof. Il suo caffè era finito più o meno quando ancora parlavo di Arturo Martini, lassù al secondo rigo. Però forse una sera di queste Titus ce lo ri-guardiamo insieme.

FASE 4: A CHI NON AVEVO ANCORA ROTTO LE PALLE OGGI?

Ah, si, già. Glenda! L’ultima vittima. La vado a trovare nella sua nuova sistemazione, una Guest House davvero carina ( per lo standard USA, s’intende) nell’Upper West Side, la Brandon House. Ci mettiamo a chiacchiera nella grande sala comune e sfortunatamente lei mi chiede ‘allora, come va?’. Deh, che lo dico a fare. Leggi sopra. Si è sorbita il riassunto di tutta la giornata. capirai che gioia. Spero che mi voglia perdonare per queste ore tediose che ultimamente le faccio passare. Avrebbe avuto più fortuna se la Sere le avesse dato il numero di qualcun’altra, anziché il mio. Glendina, ascoltami, se ci sei! Mi impegnerò per stare il più zitta possibile. E per cercare di vedere sempre il lato migliore in ciò che ci accade! Eccheccazzo! Sai cosa, lunedì, quando si va da Cipriani, fammi bere subito tre o quattro drinks! Così ci passa la paura!

Che poi, ora che ci ripenso – Glenda mica è stata l’ultima vittima. Voi lo siete! Vogliate scusarmi per questo post infinito, non ho potuto farne a meno. Ma poi lo sai che c’è, voi siete fortunati, mica come questi qui. Basta che non leggiate!

All you need is now

19 Jan

Si si si. Stasera siamo andati a cena alla Stone Street Tavern! Posto da ritornarci, anche se un po’ caruccio. Per fortuna in cambio le porzioni sono americane, quindi valgono per una settimana. Inoltre è usanza farsi fare il fagottino per portarsi via gli avanzi, se vi interessa.

Ci siamo mangiati due super sandwiches con super patate e bevuto birra, mentre tra l’altro alla televisione davano una certa partita di basket. Very American. Locale pieno, by the way, di omaccioni di Wall Street, ovviamente. Sentito, Glenda?

Quanto a noi niente, io ho dovuto mettermi gli occhiali da sole da quanto era biondo lui, ma è anche un sacco carino e un sacco dolce, quindi non si tocca. Vive a Lipsia, altro luogo mitologico che diventa reale. Lo avevo sentito nominare solo nei Malavoglia e da Napoleone.

Just nice to spend some time with you. Una serata di quelle rare, così piacevole.

Short Update – general inquiry

11 Jan

Il tarlo dei ricordi indesiderati pare essersi distratto per un po’, shhhhh!

Madonnina qui si trotta finalmente! Al museo un sacco di cose da fare per l’esposizione su Emma Lazarus, sto studiando molto e al momento mi occupo con Danielle del survey per gli artifacts.

Beh, sì, sono anche fotografo e photoshopper (si dice?) ufficiale.

Oggi pausa pranzo ho tenuto la mia prima lezione di italiano al team del dipartimento, mi sono divertita un sacco. Anche loro. Alfabeto, articoli e greetings.

Sembra essere passato il gelo dei primi giorni … solo inside però, perché fuori oggi stanno scendendo fiocchi giganti, che bello!!! Un po’ meno bello domani quando dovrò prendere la metro, sempre ammesso che ce la ritrovo …

@Fede Desanti: ho la tua sciarpina te l’ho detto???

@Vale Gori, ho di nuovo i capelli lunghi! ma lunghi lunghi! e solo quando mi fa voglia!

Parallelamente almeno cinque sei telefonate al giorno in Italia per cercare di levare le gambe dalle liberatorie immagini per il 150°. Come diceva quel proverbio delle ciliege che non vengono mai ad april giugno e settembre quando il cammello passa nella cruna dell’ago nel pagliaio???

Poi, vediamo, che altro …

Ah sì, ho scoperto che hanno anche dei biscotti tipo Ringo ripieni di burro di arachidi, praticamente la mia dispensa adesso è quella della Pina di Fantozzi quando s’innamora del panaio, Checco, l’orrendo butterato di ventisei anni interpretato da Abatantuono (eh Meccia!?). Per chi non avesse presente:

Ah, io e Glenda siamo state al230 fifth, finalmente ce l’ho fatta! Locale meravigliosamente meraviglioso, penthouse con vista sull’Empire e Chrysler illuminati. Ci siamo fatte fare una fotina da un bodyguard un po’ idiotino, puLLtroppo non si riesce a vedere né il panorama né le nostre facce.

In calce, RUBRICA MR. RIGHT:

Bimbeeeee, ancora nulla eh, tranquille, ma ho deciso di inaugurare questa nuova rubrica. Tanto per non lasciarla vuota, nominiamo nella lista Kristof, il German guy the museo. Oggi io, lui ed Andres, i tre dell’Asse, siamo usciti insieme e siamo andati alla metro di Bowling Green. Dice K. che le sigarette qui costano uno stonfo, infatti ha finito per comprarsi del tabacco e farsele a mano, come con l’Ikea, no!? Io avevo la mia ultima sigaretta italiana da tardona oggi – le Rothmans Gold Slim, u.ù, quelle che fumano anche tata Annamaria e zio Alessandro – ma per non fare la mia solita figuretta, ho accettato che me ne preparasse una delle sue.

Ci piace via … Avrà sì e no 12 anni, temo, ma è così biondo! bimbe ma biondo biondo. E no, dico, @Bimbe Parchi e specialmente Bruna: lo sappiamo che effetto fanno i capelli biondi e gli occhi azzurri, specie da Scudieri a Firenze 😉

E’ decisamente destabilizzante.

No,vi ho già detto che è piccino, ed è anche fidanzato (insomma, che si vinca o che si perda … ).

Nulla, era solo per darvi qualcosa (altro) di cui Sparlare!

A proposito … non vi sento … siete spariti tutti? Ao’ ma che state a fa’ ???

Manifestatevi! Deborahhhh, tu dove sei finita??

How can I remember …

7 Jan

Stasera ero a cena con Glenda. Dopo aver visitato la stanza di Evan – che potrebbe essere papabile per lei – nel Queens, ci siamo fermate da Dizzy a Park Slope per un cheeseburger – lei – e delle patate bollite – io, che oggi sono stata di nuovo male, tanto.

Ci siamo raccontate un po’ di noi, ed io le ho parlato del mio caro M.

Mi sono trovata a pensare di nuovo a quell’angolino di giornale, sul quale un giorno mi scrisse le parole della canzone che gli parlava di me.

L’ho cantata un pochino, sottovoce, rientrando a casa, dopo la nevicata di oggi che ha reso  tutta la strada soffice e silenziosa. Non mi sono neanche accorta di aver percorso tutta l’ 8Ave senza svoltare dove avrei dovuto. Chissà se lo rivedrò ancora.